La Chiesa di Santa Chiara LIS
In accordo con la nuova sensibilità barocca, che vede nell’effetto sorpresa e nel dinamismo i tratti essenziali della fruizione dello spazio urbano e architettonico, la chiesa di Santa Chiara si svela gradualmente al visitatore. Vi si accede attraverso un portone settecentesco posto al sommo di una breve scalinata, che immette in un caratteristico cortiletto selciato, sul quale si affacciano e gli ingressi settecenteschi dell’ex- Monastero di Santa Chiara e il fronte della chiesa ricostruita nel 1711 dal bergamasco Pietro Fantoni.
Il portale è impreziosito da un timpano dal profilo curvilineo, interrotto nel mezzo per accogliere un medaglione in pietra di forma ellittica. Le ante lignee del portone d’accesso, risalenti al 1671, dopo il recente restauro, sono esposte all’interno della chiesa. Sul fianco destro del sacro edificio si erge il campanile a pianta quadrata. La ristrutturazione settecentesca operata da Fantoni si limitò a conferire una nuova veste all’edificio, senza alterarne la volumetria, riproponendo il semplice impianto planimetrico a sala della chiesa originaria, con una misurata alternanza di pieni e di vuoti. Nonostante la scelta conservativa sulle strutture, la spazialità interna venne però trasformata, grazie alla sopraelevazione dell’area presbiteriale con l’inserimento di una cupola ellittica a profilo ribassato e alla creazione, sui muri perimetrali, di due nicchie per lato, entro cui furono inseriti gli altari minori.
L’interno, riportato all’originario splendore dopo un periodo di abbandono, si offre come uno dei più alti e significativi esempi del barocco sulmonese, in cui stucchi e ori sono profusi con eleganza e gusto raffinato, esaltati dalla sapiente illuminazione che ne fa percepire e apprezzare l’antica bellezza. Pregevoli sono gli altari e i paliotti in marmo commesso di scuola pescolana. Sulle pareti laterali si aprono sei coretti mentre sulla controfacciata è collocata la cantoria, tutti eccellenti manufatti in legno intagliato e dorato del XVIII secolo, destinati alle monache e per questo dotati di fitte grate che consentivano la partecipazione alla liturgia nel rispetto del voto di clausura. Vi si conservano alcuni buoni dipinti, tra cui una Gloria di Santa Chiara di Sebastiano Conca e un ovale raffigurante lo Sposalizio della Vergine del sulmonese Alessandro Salini.
Sul fronte della mensa del secondo altare laterale destro è collocata una lapide in pietra con un’iscrizione che ci informa che lì giaceva il corpo della Beata Floresella fondatrice nel 1260 e dotatrice del Monastero di Santa Chiara.