Le necropoli e l’antico assetto urbano

La presenza del culto di Cerere e Venere introduce all’ambito successivo che, con le iscrizioni delle sacerdotesse provenienti dalle necropoli suburbane di Sulmo, presenta gli oggetti dei corredi funerari delle sepolture scavate tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.

I materiali che formano i vari corredi funerari, ricostruiti sulla base delle pubblicazioni di Antonio De Nino, archeologo vissuto tra Ottocento e Novecento, testimoniano il livello di ricchezza raggiunto dalla società sulmonese tra le epoche italica e romana. Si tratta di oggetti di artigianato locale, insieme a prodotti di una metallurgia avanzata come gli oggetti di bronzo: strigili, fibule, frammenti di cinturone, vasi modellati a testa femminile. Un testo epigrafico riporta parte di un testamento che prevede elargizioni di grano e denaro per le persone malate e meno abbienti, giochi nel circus: è stato scelto per l’esposizione in quanto introduce con uno spaccato suggestivo della società l’ambito urbano vero e proprio.

L’esposizione dei materiali provenienti dall’antico contesto urbano si avvale anche di frammenti statuari, come la bella testa di Ermes Loghios, e di lacerti di mosaici pavimentali, provenienti dalla domus dell’Annunziata, da via Acuti, da via Ciofano, dalla chiesa di San Gaetano: un mosaico con riquadri geometrici bianconeri con figure rosse, blu e verdi su fondo bianco, con al centro un personaggio barbuto con mostro alato a testa caprina proviene da via Matteotti; da via Acuti, dove scavi più recenti hanno consentito una accurata rivisitazione delle indagini dei primi anni del Novecento, la parte centrale di un mosaico con testa di Medusa fu strappata dal sito e conservata nei magazzini del Museo. 

Alcune vetrine sono dedicate alle ricerche di Antonio De Nino e di Pietro Piccirilli, altre a parte della Collezione di Giovanni Pansa, mentre altre teche contengono i reperti provenienti dagli scavi più recenti e dalle indagini di archeologia urbana, che hanno fornito materiali di età romana, tardo antica e medievale. 

Un’iscrizione funeraria, ancora della gens Peticia, ricorda un neofita della religione cristiana tra III e IV secolo, un periodo storico di passaggio molto importante: è posta infatti all’inizio della esposizione della ceramica post-classica reperita nei contesti urbani, che rende evidente come il metodo archeologico non privilegi una sola fase della città, ma ne documenti l’intera stratificazione.

A conclusione del percorso di visita di questa sala del Museo, si chiude un cerchio ideale partito dal Monte Morrone: nei pressi del santuario di Ercole, sono stati scavati e restaurati i resti della chiesetta di Santa Maria in Cryptis, da dove provengono alcuni frammenti della decorazione pittorica parietale rinvenuti in crollo: raccontano di Medio Evo e di Pietro Angelerio divenuto Papa Celestino V e introducono alla sezione medievale del Museo.